Il Parco dell’Etna è stato il primo ad essere stato istituito in Sicilia attraverso il Decreto del Presidente della Regione il 17 marzo del 1987. Con i suoi 59.000 ettari ingloba un ambiente naturale unico al mondo, dove il vulcano scandisce il trascorrere del tempo attraverso eventi distruttivi seguiti dalla dirompente rinascita della vita sulla superficie lavica all’apparenza inospitale. Un continuo susseguirsi di mutamenti che portano alla ricrescita della vegetazione dalle pioniere d’alta quota tipiche dei paesaggi etnei, alle piante ad alto fusto.

Belvedere di Serracozzo

Il Parco è stato suddiviso in 4 principali zone :

  • Zona A – Riserva integrale (19 000 ha) – non è consentito nessun intervento umano, la natura è protetta al 100%, conservata nella sua totale integrità. Sono permesse sotto regole ben precise solamente le seguenti attività : pastorizia, attività forestali, di ricerca e l’escursionismo. Gli automezzi  autorizzati dall’Ente Parco dovranno utilizzare unicamente i percorsi tracciati. La zona A si estende dai Crateri Sommitali a 3300 metri a quota 870 metri slm nella zona di monte Minardo nel versante occidentale. E’ formata, nella parte più elevata, dai crateri veri e propri e dal deserto lavico dove le forme di vita trovano condizioni proibitive di esistenza. Dopo il deserto lavico si incontrano le prime piantine, le formazioni pulviniformi ad Astragalo, e poi formazioni forestali vere e proprie notevolmente estese, faggete, betulleti, pinete di Pino laricio, querceti di Cerro, e nelle parti più basse, di Roverella e Leccio. In questa zona non ci sono insediamenti abitativi di nessun genere, fatta eccezione dei casolari utilizzati dai pastori nel periodo estivo e di alcuni rifugi forestali. L’unica attività produttiva, nel passato, è consistita nella pastorizia e nello sfruttamento forestale. Mentre l’attività pascoliva è stata di entità ridotta, soprattutto per la difficoltà di reperire delle risorse idriche per il bestiame, lo sfruttamento forestale fino a 40 anni fa è stato intenso.Prima ancora che venisse istituito il Parco, l’Azienda Foreste Demaniali della Regione Sicilia , che ha in gestione sia i terreni del demanio forestale regionale che i demani comunali, per un totale di 10 000 ettari sui 19 000 totali della zona, aveva limitato fortemente i tagli di utilizzazione. Dopo l’istituzione del Parco questi tagli sono fortemente proibiti. Gli unici interventi selvicolturali consentiti sono quelli finalizzati a riportare a condizioni di naturalità le biocenosi forestali, e quindi i tagli permessi sono quelli per trasformare i cedui in alto fusto e quelli selettivi per rendere disetanee e polifite le piante coetanee esistenti.Oltre ai divieti dei tagli di utilizzazione, i divieti più significativi sono : di caccia, di modifica del regime idrico, di apertura di piste forestali, di attività estrattive, di costruzione di edifici di qualunque genere, di transito di veicoli a motore. La pastorizia è invece consentita con le stesse modalità con cui era permessa nel passato, e cioè, il carico di bestiame deve essere tale da permettere la rinnovazione del bosco o di altra forma di vegetazione naturale. All’interno della Zona A esistono due aree circoscritte complessivamente estese all’incirca 800 ettari, chiamante zone C alto-montane, dove prima che venisse istituito il Parco, erano stati realizzati impianti di risalita, una funivia, alberghi ed altre strutture turistiche. Nel Piano Territoriale di Coordinamento, possono essere previsti altri insediamenti in queste due zone purché non provochino un impatto negativo sull’integrità degli ecosistemi di alta quota.

betula aetnensis

  • Zona B – Area di riserva generale (26 000 ha) – vengono effettuate opere di tutela, unite allo sviluppo di attività economiche tradizionali quali case campestri muri a secco, testimonianze attuali di antiche e recenti attività rurali e pastorali strettamente collegate al paesaggio e all’ambiente. La Zona B analogamente alla zona A , è presente nei quattro versanti e raggiunge la sua massima altitudine (1880 metri slm) in contrada Monte Vetore nel versante sud, mentre la quota più bassa (640 metri slm) si trova alla base di Monte Gorna, nel versante Est. Estesa 26 000 ettari, è ricoperta da formazioni naturali di Pino laricio, Cerro, Roverella e da castagneti e noccioleti. Queste aree appartengono a privati, e in misura ridotta al demanio forestale regionale e ai demani comunale. Sono presenti formazioni laviche recenti e antiche, famose sono le lave cordate di Piano dei Grilli nel versante Ovest. Su queste lave in tempi diversi, si sono insediate, dopo muschi e licheni, specie pioniere come la ginestra dell’Etna. Nella Zona B è presente una secolare e straordinaria attività agricola. Grazie al lavoro di svariate generazioni sono stati creati, pometi, pereti, vigneti, per lo più adagiati sui terrazzamenti, costruiti lungo i fianchi della montagna. Particolare fama hanno raggiunto, i pistacchieti di Bronte, i vigneti di Castiglione, i noccioleti di S. Alfio, i pereti e i meleti delle contrade Tarderia e Milia. Sparsi in questo grande territorio sono ben visibili vecchie case padronali, masserie, palmenti, case contadine, casolari, espressione di un’architettura essenziale ed austera. A seguito della istituzione del Parco, sono state vietate in modo generalizzato, in questa zona, le nuove costruzioni edilizie a scopo residenziale, mentre è consentita la costruzione di infrastrutture a servizio dell’agricoltura (magazzini, deposito attrezzi, cisterne ecc.). Gli altri divieti riguardano : caccia, attività estrattiva, modifica del regime delle acque, danneggiamento della flora e della fauna. Sono invece incoraggiate dal Parco le attività tradizionali agricole, selvicolturali ed artigianali. Mentre nella Zona A, l’obbiettivo del Parco è la protezione degli ecosistemi che sono rimasti poco alterati dall’attività umana, nella Zona B la finalità da perseguire è il mantenimento delle caratteristiche paesaggistiche dell’area, sostenendo la ripresa delle attività tradizionali compatibili, prime fra tutte quelle agricole e forestali.

Vista dai Monti Sartorius

  • Zona C (Pre- Parco) – Protezione e sviluppo controllato – il territorio si presentano fortemente antropizzato, lo sviluppo di ogni esercizio deve attenersi al rispetto dell’ambiente circostante. Qualsiasi attività edilizia è volta alla valorizzazione del parco ( centri turistici – impianti adibiti agli sport invernali – strutture ricettive – parcheggi e aree attrezzate). La Zona C si trova alle quote più basse del vulcano, ad una altitudine compresa tra 600 e 800 metri slm non molto distante dai centri abitati è estesa 4 300 ha. Il paesaggio è fortemente contrassegnato da colture agricole rappresentate da ulivi, mandorli e pistacchi, nel versante occidentali, noccioli, vitigni e castagni in quello orientale. Nella Zona C è consentito l’insediamento di strutture turistico – ricettive, naturalmente nel rispetto degli ambienti naturali e del paesaggio agricolo tradizionale. Anche in questa zona è vietata la costruzione di seconde case, perché contrariamente alle strutture ricettive, sono ritenute incompatibili con le finalità del Parco. Sono altresì vietate : la caccia,(tranne quella al coniglio secondo il calendario venatorio Regionale), l’attività estrattiva, l’introduzione di specie animali e vegetali estranee alla fauna e alla flora tipiche della zona ed il disturbo delle specie vegetali ed animali. L’obbiettivo che il Parco si propone di raggiungere in questa zona è quello di ottenere uno sviluppo, compreso quello turistico, equilibrato ed armonico, compatibile con il rispetto del paesaggio e degli ambienti naturali.
  • Zona D : è la fascia esterna del Pre – Parco ed incomincia alle quote più basse 580 metri slm in contrada Petrulli nel comune di Zafferana Etnea. E’ estesa 9 700 ha. In questa zona, fortemente antropizzata, sono presenti dei relitti di bosco di querce, mentre sono molto estese le coltivazioni di ulivo, mandorlo, pistacchio ed anche di fico d’India che, associato ad altre colture forma le cosiddette “chiuse” secondo la definizione catastale. In questa fascia è consentita la costruzione di case rurali, le quali, sempre sotto il diretto controllo del Parco dovranno avere particolari requisiti di finitura utilizzando prevalentemente i materiali locali.Sono anche consentite le attività agricole, zootecniche, selvicolturali, artigianali ed industriali comprese quelle estrattive (cave). Non sono invece ammesse le discariche e in genere le attività inquinanti. E’ altresì vietata la caccia (ad eccezione di quella al coniglio). E’ anche vietato esercitare l’uccellagione, danneggiare, raccogliere o distruggere nidi e uova, introdurre specie vegetali o animali estranee alla flora ed alla fauna tipiche della zona.

Il versante nord in inverno

L’ambiente vulcanico unito al verde dei boschi, ai prodotti tipici frutto della fertilità della terra, i centri storici dei suoi comuni, fanno del Parco, una meta molto ambita e ricercata in ogni stagione dell’anno, con la possibilità di effettuare, trekking, escursioni in sella, ciclismo, sport invernali col mare sullo sfondo e il fuoco alle spalle, tutto su un’unica montagna.

I frutti della terra – Il vino rosso dell’Etna

L’Etna o a “Muntagna” così chiamata dai suoi abitanti, è madre generatrice di vita fertile e rigogliosa come dimostrano le colture disseminate attorno al massiccio etneo, l’agricoltura locale è famosa soprattuto per le vigne che portano il gusto delle lave del vulcano in giro per il mondo, come anche i pistacchi e le nocciole.

Eruzione effusiva

Il 21 giugno 2013, il comitato dell’Unesco riunito a Phnom Penh (Cambogia) per decidere l’iscrizione nella sua lista di 31 luoghi di interesse naturale o artificiale, ha dichiarato l’Etna patrimonio mondiale definendolo uno dei vulcani «più emblematici e attivi del mondo». 

I comuni del Parco dell’Etna

 

I comuni presenti all’interno del Parco sono i seguenti : Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Mascali, Milo, Nicolosi, Pedara, Piedimonte Etneo, Ragalna, Randazzo, Santa Maria di Licodia, Sant’Alfio, Trecastagni, Viagrande, Zafferana Etnea.

 

Scritto da Vincenzo Greco G.V. (img. comuni da Wikipedia)