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Dalle ultime settimane del 1959 i fenomeni dell’Etna si erano ridotti in modeste emissioni di vapori. Al Cratere Centrale i campi fumarolici erano per lo più concentrati nel settore orientale dell’orlo craterico. Nel fondo del grande pozzo per sprofondamento denominato Voragine Centrale erano presenti fratture beanti e cavità, da dove venivano emesse discrete quantità di gas e vapori, tutt’attorno erano presenti numerose fumarole attive. Anche il Cratere di Nord Est era sede di scarse emissioni di gas e vapori provenienti dalla bocca principale dello stesso.

All’inizio degli anni 60′ quindi l’Etna si presentava in uno stadio di moderata esalazione di gas, si ricorda che l’ultimo stadio di emissione di colate di lava si è avuto il 6 dicembre del 1958. Per i primi 3 mesi dell’anno l’andamento di detti fenomeni non presentò nessuna variazione. Il livello del magma all’interno del condotto eruttivo principale si mantenne alto, i gas e i vapori dei due crateri, venivano talvolta emessi con violenza, formando ampie volute e piccoli boli, chi sostava sul cratere centrale avvertiva intermittenti e prolungati soffi e chi boati provenienti dalla Voragine.

Un aumento dell’attività si ebbe negli ultimi giorni del mese di marzo, dal 28 in poi di notarono continui bagliori provenienti dal cratere di Nord Est, da li a poco ebbe inizio l’attività esplosiva più importante con la produzione di cenere associata al lancio di materiale incandescente come lapilli, bombe e scorie a varie altezze al di sopra dell’orlo craterico. Ciò indicava che la colonna magmatica si era innalzata di parecchio nel condotto dell’Etna, seguendo lo stesso andamento assunto tra giugno 1955 a novembre del 1959.

Il 3 aprile le esplosioni al Cratere di Nord Est persero energia e gli intervalli tra un’esplosione e l’altra divennero più lunghi, mentre una piccola colata iniziò a traboccare dallo stesso cratere attraverso una piccola incisione nel fianco nord occidentale del cono. Giorno 5 aprile si ebbe un secondo trabocco lavico dal versante Nord orientale alimentandolo per circa 10 ore, Seguì una terza colata fuoriuscita invece da una bocca apertasi alla base nord dello stesso cono.

Giorno 11 aprile l’emissione di colate di lava ebbe fine insieme alle esplosioni di materiale incandescente. Il 14  un’ulteriore attività frattura sul fianco nord del cono del Cratere di Nord Est iniziò a produrre una colata di lava scarsamente alimentata, tale attività perdurò per tutto il mese. L’attività esplosiva invece continuava in maniera discontinua con alti e bassi nel mese di maggio, mentre il fondo della Voragine del Cratere Centrale iniziava ad attivarsi con la produzione di esplosioni profonde associate a cupi boati, chiaro segno che il magma era risalito ad un livello più alto rispetto ai mesi precedenti.

Durante questo periodo dell’anno all’interno del Cratere di Nord Est si verificarono continue frane che provocarono la parziale demolizione del settore settentrionale del cono, portando all’esumazione di un dicco. Proiezioni di sabbia e ceneri continuarono per circa 15 giorni in maniera continua, finché dal 20 maggio furono emessi soltanto vapori. Il 3 di giugno riprende l’emissione di cenere e materiale incandescente, tutto ciò mentre alla base settentrionale del cono le bocche effusive erano diventate due producendo una colata lunga 50 metri ca. tale bocca effusiva produceva spesso attività di spattering (con il termine spattering ci si riferisce a deboli esplosioni di bolle di magma ricco in gas che avvengono molto vicino alla superficie). Il 7 giugno i fenomeni cessarono nella loro totalità, il Cratere di Nord Est tornò ad una fase di quiescenza mentre il degassamento tornò a carico della Voragine che proiettava in atmosfera vapori con un pennacchio alto fino a 1000 metri sopra il cratere (come per tutta la giornata del 26 giugno).

Tra il 5 e il 6 luglio si constatò che l’attività di degassamento dal Cratere Centrale avveniva in maniera pulsante associata ad esplosioni profonde. Il Cratere di Nord Est invece, presentava rare e deboli emissioni di cenere diluita che si susseguivano a lunghi intervalli associabili a crolli e cedimenti del cono piroclastico.

Un leggero aumento dell’attività centrale e subterminale, fu notato nei giorni successivi, il magma si era superficializzato, tanto che furono visti bagliori provenienti dal Cratere Centrale nella notte del 12/13 luglio, mentre si udivano sempre più frequentemente boati, intorno alle 11:30 del 17 luglio del 1960 si sollevò con violenza dalla Voragine del Cratere Centrale un alta colonna di gas e cenere, mentre al Cratere di Nord Est si intensificava l’emissione di vapori. Dopo pochi minuti, dal Cratere Centrale si innalzò una grande massa di gas e vapori bianchi che raggiunse un migliaio di mentre di altezza dalla sua cima, allargandosi a forma di pino nell’atmosfera. Nelle ore successive una densa colonna di materiale incandescente si sollevò  con grande rapidità, mentre ceneri, scorie e lapilli venivano proiettati fino a circa 2500 metri di altezza sul cratere. Associato al getto principale, seguì per circa 10 minuti, una tumultuosa serie di fontane di lava, che raggiungevano i 200 metri di altezza. Il leggero vento di Sud Ovest andava piegando l’imponente colonna eruttiva, verso la porzione Nord Orientale del vulcano, determinando la ricaduta di scorie su una vasta area, scorie incandescenti caddero fino ad 8 km di distanza, provocando piccoli incendi locali nella pineta Ragabo di Linguaglossa (intorno a quota 1700 metri). Le scorie più leggere ricaddero su : Piedimonte Etneo, Fiumefreddo, Linguaglossa, Calatabiano, Taormina il materiale più leggero raggiunse Alì in provincia di Messina e fu segnalata ricaduta di cenere anche allo Stretto di Messina. Dopo tale imponente parossismo esplosivo, durato complessivamente un’ora, nei due crateri (Centrale e Nord Est) continuò l’emissione di gas.

 

A cura di : Vincenzo Greco G.V. – FONTE : Istituto di Vulcanologia dell’Università di Catania

FOTO: Collezione Fotografica – Vincenzo Greco G.A.

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