Cosa sono le colate di lava ? Definizione tecnica
Il riversarsi in superficie di una certa quantità di magma liquido, attraverso un’apertura della litosfera, dà luogo ad una colata lavica (più in generale, ad un efflusso lavico).
Una colata lavica sgorga da una bocca effusiva ed ha una direzione prevalente di avanzamento e, quindi, un fronte; essa può dar luogo a ramificazioni secondarie più o meno numerose ed importanti: bracci lavici e lingue laviche. Il volume di lava che effluisce dalla bocca nell’unità di tempo dà la portata della colata (o portata dell’efflusso) espressa in metri cubi al secondo.Occorre precisare che quando la lava si riversa da uno o da entrambi i bordi di una frattura eruttiva, come si verifica nelle eruzioni lineari, non si parla di colata, ma, più propriamente, di espansione lavica; questa inonda piuttosto rapidamente una estesa superficie e dà luogo ad un vulcano tabulare o plateau lavico.
Una colata lavica può sgorgare o in ambiente subacqueo (submarino, sublacustre) o in ambiente subglaciale o, infine, in ambiente subaereo.
Nel primo caso, se la colata è originata da magma basico (basaltico, tefritico, ecc.) assume dei caratteri molto tipici, che consistono principalmente nella struttura a cuscini (pillows) vedi ad Acicastello o Acitrezza, e nell’associazione con materiale più o meno brecciato ricco di vetro alterato, detto palagonite (o ialoclastite). Non si conoscono esempi di vere colate laviche di vulcani submarini a magma acido.In ambiente subglaciale – come, per esempio, in Islanda – non si hanno delle colate laviche continue, giacché il rapido scioglimento di grandi masse di ghiaccio provoca l’erompere tumultuosodi abbondante quantità d’acqua, che trascina blocchi rocciosi, detriti, fango e pezzi di ghiaccio, frantumando la colata in via di formazione.
In un vulcano subaereo comune (di tipo : stratovulcano) si possono avere, a seconda del « meccanismo » eruttivo e del « luogo » dove si apre la bocca effusiva, colate laviche:
a) Terminali
b) Subterminali
c) Laterali
d) Eccentriche
a) Le prime provengono o direttamente dal fondo del cratere centrale o fluiscono da spaccature apertesi nel « tappo » roccioso che eventualmente ostruisce la parte alta del condotto vulcanico; se dette colate invadono, parzialmente o interamente, il fondo craterico senza traboccare al di fuori del cratere stesso, sono dette intercrateriche. « Colate terminali » propriamente dette o di trabocco sono quelle che normalmente si riversano fuori dal cratere centrale, trasbordando da uno o più settori dell’orlo craterico e alimentando delle lingue di lava che scendono radialmente giù per il pendio del cono terminale del vulcano.
In vulcani a magma basico, le colate laviche terminali, sia intercrateriche sia di trabocco, sono di spessore piuttosto piccolo, a causa soprattutto della forte pendenza della zona invasa (parte alta del vulcano) e non raggiungono notevoli lunghezze, perché caratterizzate, per lo più, da scarsa portata:
La parte superficiale di queste lave è generalmente « a piccoli blocchi scoriacei »; non mancano però esempi di lave terminali « a corda »: la morfologia superficiale dipende dalle caratteristiche dell’attività del vulcano immediatamente precedente l’efflusso lavico.
Se si sono avute infatti prolungate manifestazioni esplosive centrali, le lave sono generalmente povere in gas ed abbastanza fluide (Epimagma), e quindi, consolidando, appaiono a superficie continua (« a corda », « a budella », ecc.), mentre gli efflussi lavici improvvisi sono piuttosto a superficie frammentaria e scoriacea, data la relativa ricchezza in gas della lava, proveniente da piromagma.
b) Se la bocca effusiva si apre sul fianco o alla base del cono terminale o, per lo meno, nella parte più alta del vulcano si parla di colate laviche subterminali. Anche queste sono caratterizzate da scarsa potenza, limitata portata e non eccessiva lunghezza. La loro superficie presenta, in genere, gli stessi caratteri delle colate terminali.
Talvolta l’accumularsi nel tempo di piccole colate laviche subterminali può dar luogo ad un ammasso cupoliforme di lava, caratterizzato da una larga base e da una modesta altezza, che viene alimentato dalla sovrapposizione delle lingue laviche, specie durante le cosiddette « attività vulcaniche lente » (dette anche « persistenti »). Tali speciali mammelloni lavici son detti « cupole di flusso » o « cupole laviche esogene », per distinguerle dalle « cupole di ristagno ».
Si ricorda in proposito la « cupola di flusso » del colle Umberto al Vesuvio, formatasi presso lo sbocco meridionale dell’Atrio del Cavallo durante gli efflussi lavici lenti che perdurarono dal 1895 al 1899; altro esempio è l’analoga cupola che si è formata, intorno a quota 3000, ad est del conetto subterminale di nordest dell’ Etna, durante l’attività subterminale degli anni 1961 e 1962;
c) Colate laviche laterali sono quelle che sgorgano dalle bocche più basse degli apparati eruttivi laterali di un vulcano (v. Eruzione laterale). All’inizio dell’ efflusso laterale, la lava, abbastanza fluida ed a temperatura elevata, erompe con impeto, espandendosi su vasta area e mantenendosi di scarso spessore. Essa ha pertanto una notevole velocità di avanzamento (fino ad una decina di metri al minuto, per le lave più basiche). Ad una certa distanza dalla bocca effusiva la lava va raffreddandosi in superficie ed avanza sempre meno velocemente: si forma quindi una parte scoriacea superficiale, al di sotto della quale la lava si mantiene discretamente fluida perché protetta come in un tunnel. La pressione, che continuamente va esercitando la massa fluida interna su quella esterna già parzialmente solidificata, provoca in quest’ultima delle tensioni più o meno forti e quindi rotture e frantumazioni, si origina così la parte scoriacea e frammentaria delle colate laviche basiche.
Al di sotto di detta corazza frammentaria, è anche detta, con termine d’origine spagnola, carapace, la lava si mantiene,come già si è detto a temperatura elevata e talmente fluida che, qualora si squarci frontalmente la descritta corazza, la lava può venire a giorno lasciando una specie di galleria, parzialmente o totalmente svuotata, che vien detta appunto galleria di scolamento lavico o tunnel di lava.
Se piccoli squarci si verificano lateralmente o al tetto della corazza scoriacea, possono formarsi modesti efflussi secondari che costituiscono le cosiddette colate effimere, sgorganti da pseudobocche. Lo spessore delle colate dipende, oltre che dalle caratteristiche chimico-fisiche della massa lavica, anche dalla morfologia della superficie invasa. Nei vulcani comuni – tipo Vesuvio ed Etna – si ha in media una potenza di 2 ÷ 3 m; dove la lava si accumula in limitate zone pianeggianti, o in qualche depressione, si raggiungono potenze anche di 20-25 m;
Se, invece verso le quote più basse di un vulcano, si impianta un « apparato eruttivo eccentrico », si originano le colate laviche eccentriche; queste sono normalmente caratterizzate da notevole portata, discreta potenza e superficie a morfologia varia: da « blocchi » fino « a corda ». Si ricorda in proposito la colata dell’apparato dei monti Rossi (Etna, 1669), che sgorgò da quota 600 circa e distrusse sette paesi e solo parzialmente Catania; il suo volume fu stimato in 980 milioni di m2. Questa è la più grande colata storica dell’ Etna.
Quando le colate laviche in genere, ma più specificatamente quelle basiche, solidificano, vi si possono distinguere in sezione tre parti diverse:
Una superficiale superiore, piuttosto riccamente vetrosa, scoriacea e frammentaria (al cui meccanismo di formazione si è già accennato); una parte interna generalmente compatta e ben cristallizzata ed una parte inferiore, analoga, per costituzione ed aspetto, a quella superiore prima descritta. Le colate laviche sono sempre interessate da un sistema di fessurazioni originatesi per la contrazione che subisce la massa magmatica nel passare dallo stato liquido a quello solido cristallino.
La diminuzione di volume determina quindi delle tensioni che dànno luogo alle citate fessurazioni, le quali sono dette sinclasi. Queste sono generalmente perpendicolari alla superficie da dove procede il raffreddamento e possono talvolta essere regolari, tanto da far assumere la nota e caratteristica struttura prismatica (o struttura colonnare) alle lave stesse. Questo particolare aspetto si riscontra generalmente nelle grandi masse laviche, nelle quali il raffreddamento è stato relativamente lento e regolare.
NOTA BENE
IN CASO DI ERUZIONE VULCANICA DELL’ETNA – Qualora i fenomeni in atto lo permettano, l’autorità sovracomunale, sentito il parere degli esperti dell’I.N.G.V. in merito alla tipologia e all’evoluzione del fenomeno in corso, potrà valutare la possibilità di consentire la fruizione turistico-escursionistica guidata e programmata entro la zona sommitale in prossimità dei campi lavici e delle bocche eruttive, in condizioni di sicurezza. In questo caso, con appositi provvedimenti saranno fissate le modalità di effettuazione delle visite che saranno consentite esclusivamente se accompagnate da personale abilitato ai sensi di legge (GA-GV).
A cura di Vincenzo Greco G.V.
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