Lungo le pendici dell’Etna, è possibile ammirare il succedersi di numerosissime specie vegetali, si passa dagli alberi, agli arbusti, alle erbe e all’astragaleto spesso colonizzato da specie con fiori intensamente colorati nelle stagioni favorevoli, con il progressivo aumento di quota tali piante assumeranno dimensioni sempre più ridotte, fino all’arresto totale della vita vegetale, dove il vulcano attivo prende il sopravvento. La vita vegetale alle  maggiori altitudini è rappresentata da organismi molto specializzati, che hanno dovuto adattarsi alle avverse condizioni climatiche e all’azione distruttrice delle lave. Proprio queste piante rappresentano le specie più pregiate della flora etnea, molte sono endemiche, non si riscontrano in nessun’altra parte del globo.

Etna Nord – Vegetazione lungo il Rift di Nord Est

La vegetazione dell’Etna si presenta al visitatore in un susseguirsi di aspetti e di paesaggi diversi. Un tempo era molto diverso, ricco di foreste impenetrabili, infatti oggi il manto vegetale etneo appare profondamente modificato. Le cause sono dovute all’intenso sfruttamento da parte dell’uomo, soprattutto nelle porzioni più basse dell’edificio vulcanico oltre che alle frequenti invasioni laviche.  Esse hanno incessantemente modificato le forme del territorio , costringendo i vegetali a colonizzare le nude e sterili lave. Un processo che possiede un’importanza enorme dal punto di vista scientifico, perché permette di  comprendere i processi che conducono alla ricostituzione dell’ambiente.

Le diversità del manto vegetale etneo possono essere raggruppate in uno schema organico. Al variare dell’altitudine e delle condizioni climatiche, variano gli aspetti della vegetazione che si distribuiscono in specifiche aree altitudinali. La distribuzione in altitudine della vegetazione è il risultato di un delicato processo di adattamento a cui sono sottoposte le specie vegetali.

Alle pendici del massiccio etneo costellato da insediamenti urbani grandi e piccoli, il paesaggio appare fortemente modificato per la prevalenza di elementi colturali. Le porzioni di vegetazione rimaste intatte sono costituite da piante xerofile,macchie, boscaglie e frammenti boschivi. In tale zona corrisponde l’orizzonte più caldo detto “termo mediterraneo” costituito da una macchia a lentisco e olivastro.

Alle altitudini superiori dove l’attività dell’uomo è meno intensa, sono rappresentate unità boschive dominate più in basso dal leccio, poi dal castagno, dalla roverella, dal cerro,quindi dal pino laricio, dalla betulla dell’Etna e dal faggio. La successione altitudinale di tali boschi può essere rintracciata anche con la variazione cromatica della copertura vegetale nelle diverse stagioni. Al verde cupo dei boschi sempreverdi di leccio, dell’orizzonte chiamato mesomediterraneo, si contrappongono i boschi di castagno (Castanea sativa) e i boschi di querce caducifoglie (Quercus pubescens) dell’orizzonte superiore detto supramediterraneo, spogli in inverno, essi appaiono di un colore verde in estate, assumendo in autunno i tipici colori stagionali.  Nel piano montano mediterraneo detto anche del “faggio” (Fagus sylvatica), i boschi sono dominati da questi affascinati alberi dall’inconfondibile colorazione bruno – rossastra che assumono in autunno e dalla betulla, pianta dalla caratteristica corteccia di colore bianco, spesso lacerata d incisioni più scure. Sono due esempi di vegetazione boschiva, relitti di più vaste foreste un tempo rigogliose per via del clima più favorevole. I boschi di faggio vivono oggi in condizioni molto precarie sul nostro vulcano, ove toccano l’estremo limite meridionale del loro areale europeo. Gli adattamenti a cui da tempo il faggio ha dovuto far fronte per mantenersi in vita, ha comportato a differenziamenti a livello genetico. Altrettanto può dirsi della betulla, che si sarebbe diversificata così tanto dando vita ad una nuova specie propria dell’Etna : la betula aetnensis. Le porzioni di verde cupo, dei boschi di pino laricio (Pinus nigra), risultano essere in contrasto con le formazioni di latifoglie con cui sono in contatto. Specie endemica di origine terziaria, il pino laricio si è sviluppato sulle montagne del Mediterraneo occidentale ove ha dato vita a razze diverse. La specie presente sull’Etna riesce ad adattarsi bene ai substrati lavici e a colonizzare velocemente le colate in base alla morfologia della lava stessa che può favorire o sfavorire la crescita.

Faggio (Fagus sylvatica)

Per meglio comprendere la distribuzione delle specie vegetali sull’Etna bisogna tener conto dei diversi piani altitudinali.

Piano Mediterraneo basale 0-1.450 metri

0 – 500 metri: orizzonte termomediterraneo (colture, lentisco, olivastro)

500 – 1.000 metri: orizzonte mesomediterraneo (leccio)

1000 – 1.450 metri: orizzonte supramediterraneo (querce caducifoglie, castagno)

Piano Montano Mediterraneo 1.450-2.100 metri

Orizzonte inferiore (pino laricio, faggio, betulla)

Orizzonte superiore (astragaleto secondario)

Piano Altomediterraneo 2.100-3.330 metri

2.100-2.450 metri: orizzonte inferiore (vegetazione a pulvini)

2.450-2.950 metri: orizzonte superiore (pioniere d’altitudine, romice, camomilla)

2.950-3.330 metri: deserto vulcanico

Nel Piano Mediterraneo Basale troviamo le colture di vite, di olivo , di nocciolo (versante nord-orientale) di pistacchio (versante occidentale), che hanno sostituito la macchia a lentisco e le foreste di olivastro e carrubo.Molto diffusa è l’euforbia arborea (Euphorbia dendroides), la ferula (Ferula communis) le varie tipologie di cisto (Cystus salvifoliusCystus creticus) dove la vegetazione boschiva presenta interruzioni a causa delle colate laviche, esse risultano ravvivate da erbe, cespugli e suffrutici, come la romice (Rumex bucephalophorus) – (Rumex induratus), la valeriana rossa (Centranthus ruber) di linaria (Linaria heterophylla) appartenente alla famiglia delle scrophulariaceae e dai caratteristici arbusti della ginestra etnea (Genista aetnensis) e dalla Calicotome infesta.

Coltivazioni lungo le pendici del vulcano

Alle quote più elevate (500-1000 mt.) troviamo boschi di leccio (Quercus ilex) che oggi si presentano distribuiti a macchia di leopardo e che nelle aree del versante occidentale dove sono più rigogliosi accolgono anche il bagolaro di Tournefort (Celtis tournefortii). Sul versante orientale invece, insieme al leccio crescono anche l’orniello (Fraxinus ornus), il carpino nero (Ostrya carpinifolia) e il castagno (Castanea sativa).

Risalendo a partire dalla quota di 1000 mt. sono presenti i boschi di querce caducifoglie (Quercus pubescens, Quecus virgilianacogesta). Associato alla roverella troviamo anche il cerro (Quercus cerris).

Oltre il limite dei boschi nel Piano Montano Mediterraneo (1500-2000 mt. ca) si spingono in gruppi o elementi isolati il pino laricio, il faggio e la betulla, che risultano spesso sparsi o in forme nane e contorte fino a cedere il posto alla vegetazione pulvini adatti alle ostilità del clima montano. Il principale dominatore dei pulvini spinosi disseminati lungo i versanti del vulcano è l’astragalo.

Esemplari di Pino Laricio (Pinus nigra)

La betulla dell’Etna (Betula aetnensis)

L’astragalus siculus endemica etnea, ha un ruolo importantissimo nella difesa delle ripide pendici del vulcano, reso mobile dal materiale incoerente che lo costituisce, come per esempio le ceneri e le leggere scorie. L’astragalo presenta un robusto apparato radicale su cui crescono pulvini spinosi alti dai 30 ai 50 centimetri, con un diametro di 1 – 2 metri. La sua capacità di trattenere e fissare il suolo permette la crescita numerose e delicate piantine tra cui: il cerastio (Cerastium tomentosum), la viola (Viola aetnesis), la camomilla del’’Etna (Anthemis aetnensis), il senecio (Senecio squalidus varietà aetnensis), il tanaceto (Tanacetum siculum), la seriola taraxacoides (Robertia taraxacoides), l’elicriso (Helicrisum italicum). Associata all’astragalo troviamo la Saponaria sicula e il caglio dell’Etna (Galium aetnicum).

L’astragalo siciliano (Astracantha sicula) / Astragalus siculus

Nel Piano Alto Mediterraneo nel limite superiore dell’astragalo il paesaggio subisce un cambiamento radicale, le alte pendici dell’Etna appaiono nude con la presenza di piccole e basse piante, resistenti alle intemperie. Le poche specie erbacee sono così specializzate nella crescita su questo suolo così particolare da essere rare ed esclusive del luogo (endemiche). Queste piccole piante denominate “pioniere di altitudine” raggiungono il loro limite superiore intorno i 3000 metri e sono: La romice dell’Etna (rumex scutatus), la camomilla dell’Etna (Anthemis aetnensis), il senecio (Senecio squalidus varietà aetnensis), oltre regna incontrastato il deserto vulcanico dettato dalla forza che ne determinano i continui ed incessanti cambiamenti.

Epilobium angustifolium

Epilobium angustifolium

 

Saponaria sicula e cerastium tomentosum

Saponaria sicula e cerastium tomentosum

 

Robertia taraxacoides

Robertia taraxacoides

Saponaria sicula e rumex scutatus

Saponaria sicula e rumex scutatus

Tanacetum siculum e astragalus siculus

Tanacetum siculum e astragalus siculus

 

Articolo scritto da Vincenzo Greco | Photo credit © Vincenzo Greco

Fonte : “Piante e fiori dell’Etna” di  Emilia Poli Marchese