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Quando un’attività vulcanica diventa particolarmente violenta o/e quando in un intervallo di tempo relativamente breve vengono emesse quantità elevatissime di prodotti vulcanici (gassosi, liquidi o solidi) si suole parlare di parossismo vulcanico (dal greco paroxusmòs = eccitamento). Esso normalmente rappresenta l’estremo grado di evoluzione di un’attività già iniziata in maniera moderata, ma può anche essere addirittura tale sin dall’inizio.

Tipologie

Si distinguono rispettivamente: parossismi vulcanici veri e propri, cioè magmatici, in vulcani a magma fluido o a magma viscoso, e parossismi non magmatici, cioè freatici, che possono verificarsi in tutti i suddetti tipi di vulcano, sia a magma fluido, sia a magma viscoso.

Particolarmente spettacolari sono i fenomeni parossistici prodotti dal vulcano Etna (foto di copertina 20 luglio 2021) prodotti in maniera estremamente frequente nel recente passato.

I parossismi più accentuati si manifestano generalmente nei vulcani a magma viscoso, dove le tensioni magmatiche raggiungono frequentemente valori elevatissimi. Meno imponenti sono per lo più nei vulcani centrali a magma fluido se il condotto eruttivo è aperto; in questo caso si hanno eruzioni (terminali, subterminali o laterali) più o meno imponenti a seconda della quantità di piromagma (magma ricco in gas) erompente e della tensione dei gas magmatici. 

Le eruzioni così dette « eccentriche », cioè quando si squarcia la periferia del vulcano, mentre erompono grandi quantità di gas, possono svilupparsi con fenomeni parossistici accompagnati da una serie di fenomeni collaterali che, fra l’altro, ne caratterizzano il tipo (crisi sismiche di notevole violenza; apertura di squarci e fenditure; dislocazioni vulcano-tettoniche più o meno imponenti, ecc.).

Violenti parossismi si verificano nello stesso tipo di vulcani (centrali ed a magma fluido) quando il condotto eruttivo è occluso.Si hanno in questo caso le cosiddette « eruzioni di ripresa », che sono caratterizzate anche dal fatto che i prodotti emessi presentano delle notevoli variazioni di composizione fra il periodo iniziale dell’attività e quello finale, a causa di differenziazioni che il magma subisce all’interno del condotto stesso; solo in questo caso si suole parlare di tipiche « eruzioni pliniane », delle quali il più classico esempio è dato da quella del 79 d. C. del Somma-Vesuvio (eruzione di Pompei).

Nei vulcani centrali a magma viscoso le eruzioni terminali « di ripresa », che segnano il risveglio dell’attività eruttiva, sono altamente parossistiche per le elevate tensioni che raggiungono i gas al di sotto del « tappo » roccioso che ingombra la parte alta del condotto ed il fondo del cratere; come esempio classico può essere citato il vulcano della Fossa nell’isola di Vulcano (Eolie), i cui più recenti parossismi sono da annoverarsi in genere fra i fenomeni vulcanici più violenti e talvolta addirittura più catastrofici che abbiano interessato in questi ultimi secoli i vulcani ita-liani, anche perché violenti e catastrofici sono i periodi sismici che precedono, accompagnano e seguono la manifestazione vulcanica vera e propria. A questo tipo di parossismo vulcanico può ascriversi anche quello disastroso del 1883 del Krakatoa (Indonesia) e molto probabilmente quello tremendo del vulcano Santorini (mare Egeo), verificatosi pare 3400 anni fa. Entrambi questi parossismi furono caratterizzati dalla formazione di una « caldera » conseguente al grandioso periodo esplosivo.

Fra i più tipici parossismi esplosivi che si manifestano in vulcani centrali a magma viscoso si ricordano inoltre le « nubi ardenti » (o piroclastiche) spesso famose nella storia della vulcanologia per i tremendi disastri causati. Particolarmente violenti sono i parossismi dei vulcani lineari, tanto a magma fluido che a magma viscoso, con l’ovvia differenza che nei primi si hanno più o meno imponenti espandimenti lavici (Plateau – Tabulare), mentre nei secondi si producono coperture ignimbritiche (sono rocce vulcaniche che si originano a seguito della deposizione, di materiale molto caldo, da nubi piroclastiche) o tufacee su vaste superfici.

Particolare considerazione meritano i parossismi « iniziali » che danno luogo a vulcani di neoformazione. In questi casi, in definitiva, si hanno all’incirca le stesse condizioni che nei vulcani centrali allo scoppio delle già citate eruzioni « eccentriche »: si tratta sempre di perforazioni magmatiche accompagnate da un complesso di manifestazioni vulcaniche, sismiche e vulcano tettoniche generalmente di estrema violenza. Valga come esempio la neoformazione del vulcano insulare islandese Surtsey.

La magnitudine

  • È da dire infine che secondo alcuni autori si possono elaborare scale convenzionali di magnitudo (« magnitudine ») dei vari parossismi vulcanici – essenzialmente esplosivi – tenendo conto delle diverse variabili che concorrono nel complesso dei fenomeni, quali, per esempio, la quantità dei prodotti emessi, la loro densità, l’area ricoperta, la distanza massima raggiunta dai proietti, l’energia liberata dai sismi e dagli eventuali tsunami (Stromboli) contemporanei all’eruzione, ecc.

 

A cura di Vincenzo Greco G.V.

 

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