La storia del vulcano Etna : geologia, vulcanologia, botanica, dal passato ai giorni nostri.

 

L’Etna è di certo uno dei vulcani più belli e affascinanti al Mondo, è il più importante vulcano attivo d’Europa, supera i 3300 metri di altezza e con il suo immenso edificio domina la Sicilia e il Mar Mediterraneo.

Il vulcano può essere considerato un vero e proprio laboratorio a cielo aperto in quanto ingloba vari elementi : vulcanologici, geologici, climatici, biologici e anche antropologici. La struttura del Vulcano Etna è piuttosto complessa; è costituito da una successione di antichi edifici vulcanici, le cui prime manifestazioni si sono avute circa 600.000 anni fa in ambiente sub-acqueo (Pleistocene), questa attività ha dato vita al sistema sub-etneo che presenta ancora delle evidenze importanti presso le località di Acitrezza e Acicastello, dove è possibile ammirare delle morfo-strutture vulcaniche che prendono il nome di lave a cuscino o lave a pillows (termine inglese).

I successivi ed importanti mutamenti portarono alla produzione di vere e proprie eruzioni Centrali (cioè alimentate da un vero e proprio condotto di alimentazione) piuttosto che lineari o fissurali. Nasce così il primo sistema poligenetico che prende il nome di : ” Etna Primordiale ” costituito dal sistema Calanna – Trifoglietto (I-II-III) – (Per approfondimenti vedi : “La Storia Evolutiva”). Questi centri eruttivi sono stati smantellati ed erosi col passare dei millenni, tale processo ha subito un’accelerazione a causa dei movimenti vulcano – tettonici che interessano la porzione attualmente occupata dall’immensa Valle del Bove, portando alla formazione della nota depressione di tipo calderico sul versante Est del Vulcano.

 

L’Etna vero e proprio, quello dei giorni nostri chiamato Mongibello, è formato dall’attuale Cratere Centrale (1945), che ingloba al suo interno altre 2 grandi depressioni crateriche (Bocca Nuova Est 1968 e Ovest 1964), dal Cratere di Nord Est (1911) l’attuale vetta del vulcano e dal Cratere di Sud Est (nuovo 2009 e vecchio 1971). L’attività del vulcano è principalmente caratterizzata da emissioni di ceneri e gas nei periodi di quiete.

Le attività del Mongibello recente 

Il sistema Etneo come sopra descritto è strutturalmente molto complesso, alterna fasi distruttive (crolli, frane e collassi) a fasi costruttive (attività esplosiva, piroclastica o parossistica accompagnata da emissioni di colate di lava) che hanno per esempio caratterizzato le attività recenti dei Crateri Sommitali ed in modo particolare al Nuovo Cratere di Sud Est fino al 2015.

Di seguito l’attività si è manifestata con più frequenza anche presso altri crateri che costituiscono la sommità del vulcano, interessando in modo particolare il Cratere Centrale (Voragine), che dopo 16 anni di silenzio ha prodotto ben 4 eventi violenti, caratterizzati da spettacolari fontane di lava occorse tra il 3 e il 5 dicembre 2015, con fontane che hanno spesso superato i 1500 mt d’altezza (in modo particolare durante la notte del 3 dicembre 2015). Nel 2016 torna in scena il Cratere di Nord Est che a partire dal 16 maggio inizia a produrre attività stromboliana in fase di intensificazione, accompagnata nei giorni seguenti da pulsanti emissioni di cenere.

L’attività eruttiva nel 2016

La mattina del 18 maggio improvvisamente si riattiva la Voragine con esplosioni e fontane di lava alte 300 mt e la conseguente produzione di un flusso lavico che dopo aver colmato nuovamente la limitrofa Bocca Nuova, trabocca dal versante Ovest. Quest’ultima ripresa eruttiva si concluderà dopo 3 distinti episodi di fontane di lava alla Voragine e un evento di forte attività stromboliana che ha interessato quest’ultima insieme al vicino Cratere di Nord Est fino alla mattina del 25 Maggio 2016.

L’attività eruttiva nel 2018

A luglio 2018 si assiste alla ripresa dell’attività alla Bocca Nuova, con esplosioni stromboliane generate prima dal pozzo ad Ovest (BN1) il cui fondo ospitava diverse bocche intra-crateriche, poi anche ad Est dalla cosiddetta Spagnola (BN2) ed infine dal Cratere di Nord Est. Tra ottobre e dicembre 2018 l’Etna è stata interessata da una magnifica e spettacolare attività stromboliana combinata e distribuita in tre Crateri Sommitali (Bocca Nuova – Cratere di Nord Est e al Nuovo Cratere di Sud Est) non accadeva dal 1995.

Attività esplosiva ed effusiva all’interno della Voragine del Cratere Centrale 18 settembre 2019

La Vegetazione 

In conclusione è molto importante la distribuzione della vegetazione; dalle coltivazioni costiere si passa agli agrumeti della Piana di Catania agli uliveti. Salendo di quota si incontrano vasti vigneti, specialmente lungo il settore nord orientale del vulcano insieme ai famosi pistacchi di Bronte. A partire da quota 1000 metri slm, si passa ai boschi di castagno, querce e pini.

Frattura eruttiva dell’eruzione del 2002 (Piano Provenzana – Etna Nord)

Il faggio e la betulla si spingono fino a quota 2000 metri, determinate faggete specialmente sul versante nord occidentale raggiungono un’altezza di 2200 metri slm (si tratta della Dagala dell’Orso). Al di sopra di questa quota la vegetazione si dirada, diventa arbustiva e domina una specie endemica pulviniforme che prende il nome di astragalo. Tra quota 2000 e 3000 l’astragalo l’ascia il posto all’antemide e al senecio , mentre sopra quota 3000 domina incontrastato il deserto vulcanico.

Foto scattata da Monte Pizzillo, sulla sinistra è visibile il cono di Monte Nero

A cura di Vincenzo Greco G.V